LA SPECULAZIONE, LA RABBIA, LA NECESSITA’
Se il Paese fosse invaso da una potenza straniera, se si trovasse alle prese con una recrudescenza di terrorismo interno o esterno, diffuso, violento e sanguinario, se si dovesse trovare ad affrontare una epidemia mortale e altamente invasiva, o ad arginare i danni di un tremendo ed esteso terremoto, o di un maremoto, ci troveremmo all’improvviso nella esigenza assolutamente primaria della materiale sopravvivenza dei cittadini. I quali tutti si attenderebbero dalle Istituzioni il massimo dello sforzo coordinato, efficiente ed efficace, con l’ impiego di ogni risorsa possibile, umana, economica e tecnologica. Non può esservi alcun dubbio che, nel caso di una deprecabile e disastrosa contingenza, si renderebbe logico e razionale, quindi doveroso, il concorso di ogni forza sociale ed individuale idonea ad organizzare le misure per contrastare le emergenze esiziali afferenti a calamità altamente distruttive. Il soccorso, già ritenuto doveroso da parte di ogni singolo cittadino sì da essere configurato come grave reato la sua omissione, è ancora più imperativo e categorico in quanto funzionale al governo – in senso ampio – di un Paese, l’insieme dei poteri ed istituzioni cui per legge e/o volontà del popolo sono affidate le sorti dei cittadini e della collettività. L’ intervento da parte di tutte le realtà pubbliche è oggetto della loro funzione e del loro ufficio, sì che è preciso diritto dei cittadini il pretenderlo in ogni sua forma e senza condizioni. La mancanza di tale intervento da parte di qualcuna di tali realtà, oltre che essere immorale, disonesto, indecente, è senz’altro configurabile come omissione o, peggio, rifiuto di atto di ufficio, quando non sia addirittura concorso doloso, fiancheggiamento, complicità nella produzione del fatto dannoso.
Orbene; considerata la concreta situazione di gravissima emergenza in cui sta precipitando il Paese al cui servizio sono le istituzioni senza differenziazioni, si impone un immediato intervento a soccorso della sopravvivenza, previo superamento – sia pure temporaneo – di ogni ostacolo ideologico che è da ritenersi senz’altro secondario ai valori della vita delle persone e alla stessa esistenza di un libero Paese. Il ricercare nel contrasto di pure ideologie – onde non rischiare i consensi elettorali – l’ ostacolo all’ adempimento di precisi obblighi assolutamente prioritari, configura una pretestuosità oscena, un egoismo opportunista, una faziosità mafiosa, una incapacità a governare, una miopia sociale, che vanno altamente deplorate e condannate per le gravi responsabilità che ne conseguono.
Una barca che affonda necessita delle braccia di tutti i rematori da entrambi i fianchi e di un timoniere coordinatore. Non è possibile che l’interesse di una fazione di essi comprometta la salvezza della intera imbarcazione. E’ stupido, autodistruttivo e criminale.
Una volta in salvo, equipaggio e passeggeri potranno riprendere le loro divise e le ostilità. Ma tenendo ben presente che una barca in continua navigazione, salvata una volta, non lo sarà per sempre.
L’ Italia che tutti dichiariamo di amare oggi è sull’orlo di un precipizio, travolta dal vortice di dissesti economici dirompenti, ed il multiforme mercato degli speculatori e di potenze straniere miranti a sottometterci si presenta come la peggiore delle calamità che non ha riguardi per nessuno né fa sconti. Un’ onda anomala alla cui violenza potremo resistere soltanto se i nostri governanti avranno il coraggio del concorso, del concerto, che non è né alleanza, né tradimento ideologico, ma l’ unica ragionevole prova di resistenza contro una guerra invasiva dagli effetti prevedibili e obbligati: il fallimento, la rovina di tutti, a destra e a sinistra. Siamo tutti cittadini prima di essere elettori ed eletti. Ricordiamocelo bene, prima che sia troppo tardi. La Resistenza unì le forze più diverse per la lotta: e vinse. Ecco: oggi occorre una nuova Resistenza. Le ideologie e i partiti politici non sono eterni e sono destinati a passare: facciamo che non lascino morti e distruzione dietro, nella loro scia ottusa e asfittica. Il Paese,oggi più che mai, necessita di statisti e non di politici; abbiano il coraggio e la duttilità che occorrono. Perderanno qualche consenso elettorale, ma non è per questo che si governa. Salveranno l’ Italia. Anche la Costituzione Repubblicana fu creata e voluta da forze contrastanti ma che seppero unirsi al momento dell’ estremo bisogno.