METAMORPHOSEON
Mi rivolgo ai giovanotti vintage. Ho l’ impressione che il novello Proco, pretendente alla mano della appetitosa signora Italia Turrita, nata Cibele, in attesa che le ritorni l’ uomo sperduto, stia mangiandosi le unghie per la impazienza e l’ ansia da astinenza. Gli prudono più che mai la gola e le mani per via di tanta grazia muliebre sprecata; gli avevano detto che gli sarebbe bastato allungare le mani e se ne sarebbe visto bene. Si era presentato deus ex machina e, per calarsi nella parte dell’ anglobombettombrellato, non aveva dato confidenza a nessuno e aveva fatto l’ imitazione tetra di Boris Karlof che rappezza pezzi anatomici per creare il capolavoro della tecnica. Solo che, poi, deve aver avuto qualche mal di pancia inatteso, che so, una colica gassosa a rilascio spontaneo. Fatto sta che ora, a corto di argomenti seri e dopo il fiasco tecnodisastroso, si sforza di buttarla sul comico sfottendo nani, e tappi, e malmena le mani sotto lo sguardo degli spettatori del tubo catodico: l’ equipe deve avergli detto che questo equivale ad un tacito “a me gli occhi” e che siffatto messaggio subliminale fora lo schermo, “arriva”. E lui ci crede e arpeggia accompagnando i sussurri e grida che gli fioriscono dalla bocca. Mi rivolgo ai giovanotti vintage. Ora mi pare che assomigli tanto a Mac Roney redivivo che dava il viatico finale ai suoi disastrosi trucchi di magia licenziandogli ogni volta con un “HEP”! Guardarsi dalle imitazioni, raccomandano; e per quanto mi riguarda, io preferisco di gran lunga l’ originale.