RIVOLUZIONE: E’ CIVILE?
Mi ritorna molto spesso a mente. Mi deve aver colpito anche a livello di inconscio la locuzione RIVOLUZIONE CIVILE scelta per simbolo di lista votazioni non da uno sprovveduto Masaniello, non da un belluino facinoroso demagogo postosi alla testa di gente disperata, ma da un magistrato impegnato a far rispettare la legge e far punire i colpevoli di trasgressione, come Antonio Ingroia. Mi crea intimo disagio, non capisco, mi sfugge la ratio di scegliere una espressione che sa di banditismo, di rivolta, di rifiuto dichiarato verso le regole e le istituzioni, di violenza, di sangue, di teste mozzate, processi di popolo… Esiste una rivoluzione civile?
A me la parola rivoluzione fa paura; ancorché marchiata come civile, borghese, garbata, mi fa paura. La rivoluzione: un incubo, il terrore della gente onesta che crede e rispetta le istituzioni anche quando ha ragioni per essere incazzata nera.
Come non ricordare il grido nefasto: “Cittadini, vorreste una rivoluzione senza rivoluzione?” (Maximilien de Robespierre)
Rivoluzione civile: un ossimoro o un fosco presentimento?
Speriamo che sia soltanto un ossimoro, una trovata, nella speranza di attirare l’attenzione, adeguata ai giorni del trionfo del virtuale, e non una tempesta di ferro e di fuoco; c’e’ gente che sa ancora avere paura, ma con la via inesorabilmente chiusa al traffico verso la salvezza delle ginocchia accoglienti di una madre. E adesso? adesso niente,
Fare del nostro meglio per affidare l’Italia e il mondo a mani e teste alquanto coscienziose e lasciare che tutto progredisca a ritmo naturale, senza fargli violenza, lasciandoli obbedire agli orologi ed ai meccanismi della Natura. Boh!
Con certezza, su ogni Nota di Michele ci metterei un bel fiore.