Pare che, il parlareshow – a suo modo – sulla Tv nazionale a canone obbligatorio, della Costituzione Repubblicana, frutterà al sig. Benigni Roberto (ragioniere diplomato motu proprio e sette volte laureato per grazia ricevuta) la modesta somma di E. 5.800.000,00=, non di più perché c’ è crisi e molta gente muore di fame e di sfratto, e parrebbe brutto esagerare. Siamo, infatti, nel pieno rigore della conclamata Spending Review che, con i numerosi suicidi già registrati e quelli a venire, si sta trasformando in rigor mortis, nella totale indifferenza dei governanti per caso e delle loro scelte choosy.
Ma benigni è Benigni e le folle delle merdacce osannanti non possono che bearsi della sua cultura, delle sue gag comiche così originali e sorprendenti che travolgono. E allora: come non dargli da leggerci la Commedia, mai stata così Divina come lo è diventata alitata dalla sua bocca?! E come negargli l’ onore di declamarci e spiegarci i principi fondamentali della nostra Costituzione Repubblicana, “la più bella del mondo”, donde l’originalissimo titolo dello show grondante di vigore umanitario grazie al pathos interpretativo di un chiosattore così eccelso!?
E’ soprattutto nell’ originalità che si transustanzia il vigore della poyesis e della vis comica di questo grande occupatore di scena e coscienze, che riesce a persino a marionettarsi sintetizzando la marcetta di pinocchiototò e di Franco (di Ciccio) ridendo lui per primo per dare l’ imput travolgente al pubblico. Sì, l’ originalità; che già intravedemmo nella geniale scelta del titolo del suo film che gli valse l’ Oscar: “La vita è bella”; bel film malgrado la scaduta del titolo. Il quale era stato già coniato pari pari nella cinematografia per ben due volte precedenti – forse sfuggite all’attenzione del maestro per acclamazione. Specie per uno del settore, come non ricordare “La vita è bella” del 1943, Italia, con Anna Magnani – scusate se è poco – e “La vita è bella” del 1979, Italia/URSS, con Giancarlo Giannini, scusate se è ancora poco? Il mercato parallelo della imitazione non è soltanto cinese.
E le entrate del nostro sul palco a cavallo, poi: o quale originale trovata scenica! Peccato che ci abbia già pensato e lo abbia fatto un tale Vittorio Gassman, nella sua pochezza di guitto, che alla tv fece torcere un po’ la bocca ad un pubblico choosy al cospetto del Mattatore, uno spettacolo su testi anche di Indro Montanelli, un imbrattacarte del tempo. Mah!
Ma la grande folla omologa, si entusiasma e applaude; la furbata dell’ incipit, quella della captatio benevolentiae andando sull’ usato sicuro, l’ invito a Berlusconi di andarsene in pensione, funziona bene, e la direzione della risata generale con ovazione funziona meglio della bacchetta prodigiosa di Riccardo Muti. Altro che Petrolini! Bravo!!
Ma la folla non lo sa: è merdaccia. Per questo condannò anche Gesù Cristo, osannò Mussolini e adorò Hitler. Scusate se è poco. C’ è chi va a puttane e chi a folle. Dipende.
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