Note a margine n. 181

DETTO CON PAROLE MIE

E sì la situazione è veramente incasinata e meriterebbe qualche chiarimento, magari detto in parole povere.
Per quanto mi concerne, avvertito di espormi un po’ troppo, lo ripeto cercando di essere più trasparente possibile: in questo contesto socioeticopolitico, faccio sempre fatica ad orientarmi lungo il percorso del decumano massimo che porta negli anfratti dei precordi se la vasta ed incombente platea dei frutti di una singolare scolarizzazione proietta immagini epifaniche che trasmutano il pensiero, lo sviliscono a livello di indigenza nell’ ampio retablo di una umanità mirata al climax sensoriale ormai senza destini altri. Non è soltanto passione ciò che mi trascina verso il prossimo più lontano a tendergli fraterne le palme spalancate: direi, piuttosto, è semplice, sincera abalietà absorta.
E faccio fatica anche ad immaginare un amore politico sterile, acarpo, un amore che non mi accheta anche se spesso mi imputano una acribia lessicale. Io dico che è innocenza di celabro, è verginità mentale che mi adasta pensieri innati fattisi umanità dolente, indigente, spirito aerino ma mendico che non potrei non soccorrere se non disperdo altrove l’eco anche approssimativa di un dolore lacerante e tuttavia prodromico.
Ecco, si sappia, io tendo ad essere un eroico uomo del caso che solleva dall’ ambiente abiotico dell’ afelio umanità ivi dispersa. Forse sono anche io l’epifenomeno di un adozionismo rinnovato, voluto da leggi sovrumane sottese a redimere l’ uomo dal cenerume grigio, sterile, infecondo. Faccio fatica a comprimere questi semplici pensieri che insorgono ed evadono dalle profonde ctomie e dalle diaclasi del cuore e che – ahimè – si espongono al facile ludibrio nella misura in cui appaiono il testo di un inusitato cherigma. Nella colluvie dei facili dileggi si sappia anche questo mio semplice pensiero che nel governo del sudest colsi ed appresi in affabulazioni palpitanti da montagna. Penso che ora sia abbastanza chiaro, all’ altezza della situazione, che si tenga ben presente; non potevo più tacerlo. Ed ora che finalmente ho vuotato il sacco, mi sento liberato. Affronterò impassibile le giuste conseguenze che la fattispecie edittale comporta.

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