LIBERTA’ DI STAMPA E QUERELA NON NUMERATA PECUNIA
Mi piacerebbe trovare qualcuno (solvibile) da querelare. Ovviamente, per aver espresso opinioni negative su di me e sulla mia attività, diciamo pure, di scrittore, oppure, sul mio lavoro, sulla mia reputazione personale e professionale.
Questo, di per sé non un problema; non avrei che l’ imbarazzo della scelta tra coloro che, numerosi, non mi hanno fatto mancare il loro severo ed inappellabile pensiero censorio. A parlare male di me non ci vuole nulla; ci riesco anche io per primo.
Ma lasciatemi finire la seconda parte del concetto. Dovrei trovare, anche, la certezza che il processo si celebri prima che io sia chiamato a restituire al Creatore la carcassa malandata di ciò che, anni ed anni or sono, mi concesse in comodato d’uso, o meglio, in locazione, considerato gli oneri che ho dovuto sostenere per poterlo utilizzare e mantenerlo nel migliore stato possibile.
Trovare, infine, chi sappia prendere sul serio la mia doglianza.
Hai detto un prospero!
Sono un uomo comune, non appartengo a caste né all’ élite dei querelanti pronta cassa, quelli ai quali viene riconosciuto per assioma un alto ed intangibile valore di reputazione, sì che si possa configurare il grave reato di lesa maestà prioritario nei ruoli giudiziali penali e civili.
Ho udito persino avvocati riluttanti al ricorso in appello, timorosi che la loro critica alla sentenza impugnata possa essere configurata, di per se stessa, un diffamante addebito di errore commesso da parte dell’ autore. Infatti, come si potrebbe impugnare una decisione senza sostenere che la stessa sia sbagliata? E qui che cascherebbe l’asino esposto alle fulminanti querele e ai fulminei processi connessi al diffamante assunto.
Allora, prudenza, prudenza, prudenza.
La attuale vicenda del direttore-giornalista in odore di galera per aver omesso di censurare una opinione di un suo articolista conferma che il sacrosanto principio costituzionale ( art. 21 – “Tutti hanno diritto di manifestare liberamente il proprio pensiero con la parola, lo scritto e ogni altro mezzo di diffusione. La stampa non può essere soggetta ad autorizzazioni o censure”), maneggiato secondo convenienza, condizionato al quantum, è diventato una baggianata o una trappola in danno di chi professa davvero la democrazia. Cui prodest?
Sappiamo bene che il giornalista Sallusti (pur sentenziato come “socialmente pericoloso) purtroppo per lui, non è Sofri per il quale si propose addirittura di cambiare la Costituzione Repubblicana e, che pertanto, le reazioni all’ incombente pericolo del carcere resteranno, nella più parte, puramente enunciative e soltanto un ipocrita alibi per risultare documentati tra gli “indignati”, nulla di più.
A partire da me, ovviamente, che ci ho famiglia, salute precaria, coraggio in rosso riserva, e reddito modesto che non mi consente far fronte alle richieste di pagamento prontacassa a tariffa personalizzata del pretium doloris degli intoccabili, e fantozzaniamente non posso che esprimere a favore di chiunque il classico: Ma come è buono Lei!
E tenermi ben riparato nel segreto della testa tutto il resto, schifo, maledizioni, anatemi, e i vaffanculo a vista e al portatore, connessi a tutti gli ommen ‘e merde che costellano questo Paese!
Per il momento, è il massimo che si può fare. C’ è crisi.
fossero solo ommen’e merde che riempiono questo nostro PAESE. C’è molto di più. Preovocami e ti darò soddisfazione! Ricordi quel vecchio detto.” MAMMA CICCIO MI TOCCA….ciccio toccami.”