Note a margine n. 156

LES FLEURS DU MAL

A rifletterci meglio ( ma non molto, sennò cresce la depressione ), in questo mondo scaduto e ormai da out let, anche il male si rinnova. No; non ho detto i mali, le malattie: mi riferisco proprio a ciò che nel linguaggio corrente viene etichettato come “male”.
Ovviamente e di rimando, anche il suo antonimo, il “bene”, risente di sostanziali mutamenti.
Azioni, gesti, immagini, espressioni, comportamenti che sino a poco tempo fa erano considerati “male”, per disdicevolezza, abiezione, trasgressività, cinismo, opportunismo, tradimento, villania, sgarbo, amoralità, ipocrisia, falsità, etc. oggi li ritroviamo riscattati, rivestiti a nuovo, reinstallati nelle nostre vite di relazione, rientrati dalle finestre delle case dopo che le buone famiglie avevano cercato di sbarrargli l’ uscio. Finché fu possibile, finché, poi, la lotta diventò impari e prevalse ciò che non doveva.
O.K.: si può pure dire che i concetti di “male” e di “bene” sono convenzionali, quindi relativi, mutevoli; o.k.; ma io penso che nell’ intimo della coscienza, sapete, quella cosina che dovremmo avere pulita, e non per il mancato uso, avvertiamo comunque il disagio che porta il “male” e il diletto che porta il “bene”.
Dolersene? Perfettamente inutile, inefficace; la strada per tornare indietro è chiusa definitivamente.
Chi avrebbe dovuto sopportare il peso del rimorso del “male” fatto ha trovato il rimedio dei rimedi, una panacea per ogni coscienza. E’ un quid, è ciò che solo in pochi avvertono: è il “male” rinnovato, reincarnato nel male dei mali, e quei pochi soffrono rabbiosamente della loro impotenza ad ostacolarlo: è la legittimazione del “male”; basta cambiare l’ etichetta e attaccarne un’ altra della serie: “ma che sarà mai?”, “ma chi l’ ha detto?”, “ma dove sta scritto?”, “ma, perché no?”, “ non l’ho fatto apposta”, “ non ero in me”. Ecco come si resetta la coscienza sporca, e si installa nel suo hard un programma più moderno, funzionale, in tre fasi: la sottovalutazione, la deresponsalizzazione, la omologazione.
Si cafoneggia, si dileggia, si tradisce, si manipola la verità, la si interpreta a cazzo, ci si indigna per finta, e, al momento opportuno…ci si defila lasciando solo chi, invece, dovremmo sostenere; insomma, si lasciano tracce tangibili ed indelebili della nostra vera natura che abbiamo abilmente dissimulato col bon ton salottiero, quello che resiste un paio di ore, come una mano di effimero spray per ricoprire lo sconcio.
Rammento un antico proverbio delle mie parti: “alla squagghiate de la neve se vètene le strunze”: quando si scioglie il manto bianco della neve si vedono le porcherie che effettivamente stavano sotto.
Ogni occasione è un esame: rammentatelo, e sappiate anche che non tutti gli sguardi sono in superficie.
Oui, Les fleurs du Mal…fioriscono e rifioriscono, possiamo cambiare i loro nomi, ma è pappa degli ipocriti, dei fingitori, degli indigenti di coscienza, o dei suoi acerrimi nemici.
Egalement changé leurs noms: E les jeux sont fait, rien ne va plus…

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Una risposta a Note a margine n. 156

  1. helena ha detto:

    Mais d’ ou’ viennent-elles, ces fleurs si belles…

    Elevation

    Au-dessus des etangs, au-dessus des valle’es
    Des montagnes, des bois, des nuages, des mers
    Par dela’ le soleil, par dela’ les ethers,
    Par dela’ les confins des spheres etoile’es,

    Mon esprit, tu te meus avec agilite’,
    Et, comme un bon nageur qui se pa^me dans l’onde,
    Tu sillonnes gaiement l’immensite’ profonde
    Avec une indicible et ma^le volupte’.

    Envole-toi bien loin de ces miasmes morbide;
    Va te purifier dans l’air superieur,
    Et bois, comme une pure et divine liqueur,
    Le feu clair qui remplit les espaces limpides.

    Derrie`re les ennuis et les vastes chagrins
    Qui chargent de leur poids l’existence brumeuse,
    Heureux celui qui peut d’une aile vigoureuse
    S’elancer vers les champs lumineux et sereins;

    Celui dont les pensers, comme des alouettes,,
    Vers les cieux le matin prennent un libre essor,
    Qui plane sur la vie, et comprend sans effort
    Le langage des fleurs et des choses muettes!

    —- Charles Baudelaire

    Se io fossi un fiore vorrei spalancare i petali come fossero occhi, per vedere tutto ed osservare
    ma starmene un po’ nascosto per paura che qualcuno passandomi davanti, continuasse a camminare.

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