Note a margine n. 139

DEA BENDATA, NON ACCECATA

Attenti. Accanto alla dea bendata della Giustizia non ha mai smesso di circolare la dea accecata della vendetta. La segue passo passo come un ‘ombra, si propone a tutto spiano e tenta coloro che giudicano.
Non c’ è trasgressione, perversione, violazione, che sia più oltraggiosa per la Giustizia di quella commessa da chi eserciti un potere profanatore dei sacri principi che presiedono alla ricerca della verità e del giusto, effettivo equilibrio che il giudicante è chiamato ad attuare tra la funzione accusatoria e il concreto diritto alle difese.
Per questo motivo, solo un “non giudice” si lascia travolgere dal risentimento, sia quello personale sia quello connesso da una crociata etico-politica di cui si compiace di farsi testimonial mediatico, abbracciata e condivisa per i più disparati motivi.
Un “non giudice” che consenta o procuri che, in maniera surrettizia o patente, innanzi a sé si consumino queste nefandezze è preda di un virus letale capace di erodere ed infettare alle basi persino i migliori sistemi processuali, le migliori magistrature, le migliori speranze del cittadino di fronte al potere.
Il giudicante non può mentire. Egli è chiamato, ad ogni passo del processo, a testimoniare, a certificare ciò che si è cercato, ciò che si è voluto cercare, ciò che è stato trovato e del come tutto è stato fatto nel rispetto concreto – e non soltanto formale – del principio della priorità della verità fattuale.
Un giudicante mente quando consente o condivida qualunque tipo di abuso o prevaricazione processuale sia da parte dell’ accusa sia da parte della difesa. Mente, e lo sa, a meno che non sia impazzito, e non si vergogna di farlo. Egli è convinto di poter creare la verità finale mescolando, dosando e pilotando a suo arbitrio le vicende processuali. Immaginate un giudicante che sistematicamente tenga in alcun conto qualsiasi tipo di eccezione, sollevata dalla difesa sul modo di interrogare i testi in aula. Che giudice è colui, sia pur con malcelata prudenza, si identifica nell’ accusa per consentirle di svolgere, anche nei modi più indecorosi, ed oltre ogni limite, un lavoro che avrebbe voluto fare lui?
Quale verità potrà mai scaturire da un siffatto ed illecito assist dibattimentale al p.m.? Magari, uno che, in un suo atto, affermi disivoltamente: “Nel nostro ordinamento le posizioni politiche legate al fascismo e al nazismo non meritano alcuna tutela’. Nel 2012 inoltrato.
Esistono questi casi? Temo di sì. Prendiamone atto: la mala pianta della dittatura e della tirannide sta mettendo lunghe radici cui non si potrà rimediare in brevi periodi. Ai fini del danno perpetrato all’ individuo e alla società, non riesco ad immaginare una pianta velenosa più aggressiva; ai fini della immoralità, e persino oltre gli stereotipi connessi alla sessualità, devo prendere atto che non vi sia una condotta più riprovevole, più abietta, più ignobile.

Pubblicità
Questa voce è stata pubblicata in Uncategorized. Contrassegna il permalink.

Rispondi

Inserisci i tuoi dati qui sotto o clicca su un'icona per effettuare l'accesso:

Logo di WordPress.com

Stai commentando usando il tuo account WordPress.com. Chiudi sessione /  Modifica )

Foto di Facebook

Stai commentando usando il tuo account Facebook. Chiudi sessione /  Modifica )

Connessione a %s...