Note a margine n. 131

POCHI SANNO CHE…

dopo diversi decenni durante i quali gli italiani sono stati dissanguati da grassatorie associazioni private quasi a delinquere – peggio, perché autorizzate dallo Stato e con i suoi stessi poteri di esecuzione e condizioni economiche più feroci del pizzo – il servizio nazionale della riscossione dei tributi (contributi e assimilati, anche quando di tributo non c’ è nemmeno l’ ombra) è passato in mano pubblica. I cittadini peones pagavano il dovuto e il pizzo sul dovuto: a tutto il personale, stipendi inimmaginabili sino agli uscieri di prima nomina, pagati come un Preside di scuola superiore. Rischi di impresa pari a zero. Mafia e confische a gogò. Lupare e mazzette per le golose aggiudicazioni. Un giorno ve ne parlerò: cose che gridano vendetta.
Finalmente, il passaggio in mano pubblica! direbbe ogni sprovveduto. E, invece, udite udite.
All’inizio, fu Riscossione S.p.A., che nel 2007 ha cambiato nome in Equitalia S.p.a.. Due i soci: 51% Agenzia delle Entrate e 49% Inps, che, in genere, sono gli Enti creditori stessi che non si vogliono prendere il fastidio della esazione, e preferiscono mantenere un costoso e rozzo caravanserraglio a dismisura dì uomo, un insormontabile muro di gomma tra loro e il peone. E quando ti arriva la cartella esattoriale (che ora, per modernizzare il look con sembianze democratiche, si chiama cartella di pagamento, ma sempre un’ arma letale è), e, se vuoi capirci qualcosa o contestare, vai a Equit e ti dicono che loro non possono entrare nel merito della pretesa e ti mandano agli Enti, e se vai agli Enti (Agenzia Entr. o INPS, o altri) ti dicono che ormai “i ruoli” sono formati (il colpo in canna) e, ormai, devi vedertela con Equit perché la miccia sta già bruciando. E ti prendono per il culo, perché sanno che, per ottenere almeno che il colpo non parta ferendoti o uccidendoti (la sospensione provvisoria in attesa di accertare se e quanto devi davvero) devi sobbarcarti le spese per un costoso ricorso tributario che il più delle volte non recupererai anche se questo ti darà ragione. Nel frattempo, o vieni inserito in un registro dei “cattivi” (e se sei imprenditore ti rovini peggio di un pliruprotestato) o avrai pagato indebitamente e, in caso di vittoria, dovrai aspettare tempi biblici per la restituzione.
Il braccio violento della legge. E la chiamano Equità.
Una mazzetta di cartelle “pazze” fa più danni del bombardamento di Dresda o di Coventry, e la gioia dei professionisti del contenzioso; le cartelle schizoidi invece, quelle che uniscono a tributi dovuti qualcosa di non dovuto, sono socialmente catastrofiche, perché paghi il tutto se non te ne accorgi, oppure, valutati i costi-benefici, chini la testa e covi un rancore a vita che trasmetti ai figli contro il razziatore. Se poi, il tutto è partito da un accertamento presuntivo e non puoi dimostrare tu che sbagliano le loro deduzioni (come si fa?), sarà meglio che tu prenda asilo politico in territori senza estradizione. Tassi da usura, pignoramenti, fermi amministrativi, blocco dei conti correnti, ipoteche a tua insaputa: Equit pare creata apposta non tanto per riscuotere (come si fa in altre amministrazioni anche a costo zero mediante l ‘uso dei bolli, deleghe bancarie di pagamento, etc) quanto per fare da muro di gomma tra il cittadino e l’ Ente che riscuote per conto terzi che, invece terzi non sono: non dà spiegazioni sul debito, non ha responsabilità alcuna né per gli errori nell’imposizione né per i ritardi nell’erogazione di sgravi, sospensioni e annullamenti: è la tecnica italiana del “non tocca a noi”. Conviene: pare che nel 2010 Equit – abbia realizzato 1,29 miliardi di euro di ricavi, di cui 1,22 miliardi derivanti dall’incasso di commissioni (aggi – 9% delle somme riscosse -, rimborsi spese di notifica ecc.) sull’attività di riscossione per conto terzi, utili per 28,24 milioni. Paghiamo persino anche una tassa sugli interessi di mora.
In questo stesso periodo pare che abbia riscosso crediti per 8,87 miliardi di euro, 4,61 per conto dello Stato, 2,83 conto Inps/Inail, 1,42 conto Enti non statali (Regioni, Comuni, Consorzi ecc.).
Si impone al debitore di pagare somme per eseguire il pagamento del suo debito di imposta.
Manca solo che gli diano mazzate.
Riscuotano direttamente le imposte e con i sistemi più semplici e a costi zero o quasi (vedi: uso dei bolli, F24/23, vers c.c.p., etc.) e non addebitino al cittadino/peone le spese del carrozzone.
La smettano di rompere i coglioni. E, nel frattempo che studino intelligenti riforme, la smettano di fare uso improprio della parola Equità: e si tengano pure Italia, quella che ci hanno rubato, sputtanata com’è nelle loro mani sporche. Tentarono le mani pulite, ma poi fu chiaro che era solo una azione diversiva o solo una incursione esogena con scopi particolari.
Equitaglia già calzerebbe meglio.
La smettano; che, se poi qualcuno si incazza di brutto e trascende andando oltre le parole, non se la prendano col popolo. Che questo non è nato col destino peone e non intende diventarlo per ingrassare politicialtroni, romeladrone, pontidarraffatori, alternativi fuffinculati-cultori dell’ activa fellatio, professori e sotto ancora a piede libero, riuscite o mancate stars del cunilinctus cattedratico, in lungo nero o executive, e prepotenti ricottari che ci vogliono rassegnati markettari no stop o ribelli suicidi, tanto per insegnarci a vivere e a pensare.
No, senza grazie.
Che vadano dritti sfanculati e dicano pure che ce li mandiamo noi. E poi, ci vengano a raccontare come gli è andata.

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