MAESTRINA E PENNA ROSSA
Secondo l’ acume della maestrina Elsa Fornero, sono gli italiani che sono piagnoni, perché, tutto sommato, la situazione è difficile ma superabile. “Dovremmo, invece che lamentarvi sempre, lavorare tutti assieme per migliorare le condizioni del Paese…”. E – scusate – questa è una delle tante stronzate che dobbiamo sorbirci, considerato che la mestrina – che si trova a giocare a fare la ministra del Lavoro e delle politiche sociali – dovrebbe almeno sapere da quale tasso di disoccupazione siamo afflitti e lo saremo di più con la chiusura e/o fallimento delle imprese in atto con moto costantemente accelerato, causa imposte insostenibili di tipo sovietico e gli omessi pagamenti dei debiti dello Stato verso le stesse. Ce lo trovi lei il lavoro, visto che la sa tanto lunga. Dispostissimi da subito a “lavorare duro” , come ci ha buttato in faccia la sua collega Severino che così ha giustificato il suo reddito netto di E. Settemilioni e mezzo dichiarato per il 2010.
Ma, la maestrina dalla lacrima sul viso non si è accontentata, ha fatto il menu completo, è ed è sbottata in severo rimbrotto: “Piuttosto che pensare a farvi una casa, pensate a mandare a scuola i vostri figli!” . Giusto; magari, poi, ci accampiamo in tenda come i terremotati. Già; la casa che ci stanno confiscando con le imposte patrimoniali, mentre l’ esattrice spallaccia Equitalia si sta già fregando le mani per le procedure esecutive immobiliari che farà tra qualche mese. Come dire: cornuti e mazziati.
Roba da discorso della montagna n.2. Se non fosse che un vfc corale ostativo è sgorgato dal petto degli italiani uniti ancor più che dal “va’ pensiero” verdiano. E quelli che non hanno figli o non li hanno più in età scolare si sono espressi in una colorita compilation di esortazioni, richiami e severe valutazioni sulle ascendenze prossime e remote all’ indirizzo di questa “sola” governativa. Tutta roba da trivio e da angiporto che qui non posso riportare, ma che affido alla vostra immaginazione.
Dal mio canto, ormai privo di forze e di speranze, sogno – per quel poco che riesco a dormire, ma anche ad occhi aperti – che qualcuno assegni alla maestrina l’ Oscar della penna rossa deamicisiana, e non gliela infili nel cappellino, ma trovi un sito molto più acconcio e meritevole.
Il tutto, naturalmente, disonoris causa e bacio accademico, rotolo di diploma nastrato, e con ricevuta di bonifico di trenta denari.
E a parte, l’ augurio che se li spenda tutti in farmacia o in presidi parasanitari. Le crisi da astinenza a quella età non sono da sottovalutare.
Dite che è volgare? Sed minus dixi quam volui.