Note a margine n. 111

ALLA FACCIA DELLA CACCIA…MI MANCA LA PAROLACCIA!

Un interessante editoriale di Alessandro Sallusti sul Giornale di qualche giorno fa: “ Con Berlusconi è caccia all’ uomo”, così comincia: “Per una volta un pm aveva chiesto di non processare Berlusconi perché dopo lunghe indagini non aveva trovato prove né indizi a suo carico. Ma niente, non è bastato. Il giudice ha deciso che l’ex premier deve finire sotto processo, il quarto che si celebra in contemporanea al tribunale di Milano…” (Per chi non ricordi i fatti: Il Giornale, qualche anno fa, aveva denunciato un fattaccio: un alto esponente della sinistra che esultava al telefono per la scalata della Unipol per impossessarsi della B.N.L….).
Come al solito, accade che si persegua chi denuncia una malefatta e non chi la compie. Direte : punti di vista. E avreste ragione pure voi, tanto in questo Paese si salvano solo i prepotenti intoccabili e i fantozziani. E’ l’ unica spiegazione logica.
Leggendo della “Caccia all’ uomo” mi è venuto alla memoria un mio molto più modesto articolo pubblicato nel lontano ottobre del 2009, molto lontano, data la estrema velocità con cui si succedono oggi gli eventi nella politica, come in ogni altro campo.
Ritengo che sia utile riportarlo qui per intero, tanto perché vi si ritrovino elementi previsionali e proiezioni di analisi e di sintesi che, nella evoluzione dei tempi, sembrano aver trovato ampie conferme. E resto in attesa di riscontri da parte dei miei più attenti lettori.

189 – Io rifiuto! (ottobre 2009)
Il Silvio nazionale mi stava sullo stomaco. Ma, mi sembrava l’unico – al momento – capace di raccogliere e coagulare una specie di maggioranza necessaria per la guida di un Paese come l’ Italia che ha mostrato più volte la sua inaffidabilità quanto a pluricoalizioni raffazzonate da impossibili estremità opposte. Vedi le due volte di Prodi. Non c’era molto da scegliere, in alternativa, se non perseverare per la terza volta in una scelta non all’ altezza della immaturità e dell’individualismo italiano. Ancora oggi, non si intravede un barlume di concreta alternativa, se si escludono le soluzioni inverosimili e neanche improponibili nemmeno sul piano dei numeri.
Mi stava sullo stomaco e confesso che di lì, nel frattempo, non si é spostato di molto.
Ma quando, mio malgrado, devo assistere al fatto che nel mio Paese si progettino e si consumino comportamenti indegni di una civiltà democratica, ebbene, io ci rifletto. E rifiuto.
Rilevo. Un ripetuto attacco sferrato per anni alla persona a tutto tondo in sede penale e che ha avuto come unica conseguenza pratica il Lodo Alfano: attacco ad personam-legge ad personam; una moglie che tesse un tela fitta sino allo sputtanemento pubblico del marito dando l’input a tutto ciò che ne è seguito, compresa la richiesta di un miliardo di euro per la separazione; i beceri tradimenti da parte di alcuni suoi compagni riscattati o sdoganati; le ipocrisie degli infidi yesmens del suo entourage; il patologico voyeurismo del buco della serratura con la messa a fuoco delle scopate, poi, commentate in tv come problemi nazionali; la sobillazione continua delle piazze in termini di oclocrazia; da ultimo, il colpo di grazia, sparato questo volta in sede civile, unico varco lasciato libero per chi, così, può azzerare, a suo modo e per sue ragioni, le legittime scelte politiche di un popolo, mediante la condanna dell’eletto ad un risarcimento di ottocento milioni di euro più spese ed interessi. E rifiuto.
La logica? E’ una: la distruzione di un uomo ma anche di un intero assetto politico-economico: una feroce e selvaggia coventryzzazione che, in un già delicato contesto, travolgerebbe parecchie migliaia di famiglie di lavoratori ed operatori di diversi settori, l’economia nazionale, i poteri liberamente costituiti, il valore di un voto democratico e sovrano, la credibilità di certe realtà statuali già abbondantemente compromesse e sfiduciate. A chi progetta ed opera per screditare l’Italia intera per screditarne uno, di colpire tutti per colpirne uno, senza valutarne i conseguenti danni ingiusti e permanenti, non può concedersi mai un briciolo di fiducia politica né personale né funzionale, idem per coloro che sbavano per approvazione, o farisaicamente giustificano, o vilmente mugugnano, o ipocritamente stanno solo a guardare e che, così, diventano vili complici per omissione. Un indegno è un indegno da qualunque parte si trovi, dalla nostra o dall’altrui parte. E rifiuto.
Forse sono queste le ‘nuove scosse’ preannunciate recentemente dai soliti oracoli preinformati. Il tutto puzza troppo di persecuzione granguignolesca per poter essere condivisa: è questa l’idea che emerge, mi è difficile accettare queste espressioni di una mentalità, ormai uscita allo scoperto, che, in fondo, non ha alcuna differenza etica con quella che condanna e vuole abbattere, soltanto perché vuole prenderne il posto negato dagli elettori. Se, spiando anche questi ultimi, potessero individuarli, estenderebbero la persecuzione anche a loro; li priverebbero del diritto di voto e si spingerebbero sino al genocidio. Ma, nella storia, un uomo passa presto, un sistema dura a lungo e lascia tracce indelebili. E rifiuto.
Io appartengo ad un’altra Italia che non dà ragioni di vergognarmi. Se il Berlusca se la caverà anche questa volta, sono certo che qualcuno, poi, penserà a mettere in discussione anche la sua sanità mentale, ad un internamento terapeutico. Rientrerebbe nella qualità tipica dello sciagurato sistema. E rifiuto.
Ebbene, tutto ciò non appartiene a persone civili, è ciarpame da puro e truculento killeraggio stalinista. Poi, magari, si penserà pure ad un sicario armato o persino a ripetute piccole dosi di veleno, alla epurazione dei suoi sostenitori. Soluzione che non é lecito adottare neanche nei confronti di un criminale definitivamente accertato. Peraltro, attenzione: questo costituirebbe un precedente: prima o poi ci potrebbero passare tutti. Ci riflettano bene questi signori impazziti di rabbia e fuori di ogni controllo umano e funzionale. Ci riflettano i nostri fratelli loro sostenitori.
In questa lercia storia, io mi rifiuto di condividere o di lavarmi le mani, sia pure col semplice, comodo, ambiguo silenzio. E quasi per istinto, sposto l’uomo dallo stomaco. E, almeno in questo momento, non vedo alternative, mi sento più dalla sua parte che dalla parte opposta, come farei nei confronti di chiunque fosse al suo posto. “Ci sarà pure un giudice a Berlino!”

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