Note a margine n. 103

NEL BLU PAROLE DI BLU

Scuserete se userò qualche “parola blu”. Ma non occorrono gli studi dei superaccreditati centri di ricerca socioantropologicascientifica per confermare l’effetto terapeutico-liberatorio conseguente all’ uso di una o più belle parolacce (passi l’ ossimoro) nei casi più gravi di incazzatura profonda. E’ il mio caso.
Sconsiglio assolutamente, pertanto, il proseguimento di questa lettura:
ai portatori di orecchie caste
ai lessicoeleganti
ai volgarfobici
ai noblesse obblige
ai non immaginavo che fossi così
ai ti credevo tutto diverso
ai pensavo che fossi un gentiluomo
ai depressi
ai semidepressi
ai disperati
agli angosciati
a quelli che li facciamo ridere
a quelli che gli facciamo schifo
ai diarroici
ai facili al vomito
a quelli che vogliono ancora fare un figlio
a quelli che pagano davvero le tasse
a quelli che non ne possono più
a quelli che “ma in che mondo viviamo?”
a quelli che gli serve un lavoro
a quelli che non arrivano a fine mese
a quelli che gli serve la sanità vera
a quelli che gli serve la giustizia vera
a quelli che gli serve una scuola vera
a quelli che gli serve una casa
a quelli che rimpiangono di non essere zingari
a quelli che rimpiangono di non essere gay
a quelli che non hanno la stoffa del buffone
a quelli che “povera Italia!”
a quelli che “ai miei tempi…!”
a quelli che “e chi ce lo doveva dire che facevamo questa brutta fine!”
a quelli che il bon ton
a quelli della “cosa bianca”
a quelli che il tricolore è una provocazione

Sopravviviamo perché ancora gli serviamo, pezzenti peones costretti nella baraccopoli italiana dove la merda scorre e ristagna a cielo aperto.
Ogni giorno siamo alle prese: per farci spremere come olive nel frantoio, ad affrontare – da simulacri degli uomini che fummo – le nefandezze di una truffa golpista chiamata democrazia concepita in cosa bianca e partorita per via anale a Todi, i bidoni tiratici da sfruttatori organizzati in partiti politici che ieri scimmiottavano Tarzan e oggi Cita, le viltà alla deriva, le mediocrità cortigiane di una stampa semianalfabeta e leccacula, il rischio incombente di una sanità venduta, appaltata, affaristica, commissionata e pericolosa per la salute, una giustizia kafkiana, prepotente e loffa, ipocrita, imbrogliona, massimo rischio per gli innocenti e indulgenza per i colpevoli, un sistema carcerario più esiziale delle camere-doccia al Ziklon b e dei forni di campagna per il folklore di località amene come Mauthasen, Dachau, Buchenwald, Birkenau, Auschwitz, Treblinka, Sobibor, etc. , gli effetti devastanti di una scuola cialtrona, impaurita, svuotata, inconcludente ed incompetente, disoccupazione, escortroiame, corruzione, malcostume, criminalità, scioperi eversivi, prezzo del carburante fuor di controllo, asservimento a topo gigio e a faccia di merkel, etc. ed altre sciagure del genere…
Ed ecco che i telegiornali nazionali e la stampa accreditata nel più serioso markettismo e papponismo si sperticano ad inondarci di notizie no stop sul “caso” Celentano Adriano, il canzonettista che, per bocca della moglie, con la RAI se la tira per partecipare a S.Remo e pretende – condicio si ne qua non – oltre ai soldi a iosa (E.300.000.00 a sera e fino a 750.000,00), anche il libero arbitrio nello spazio e nei contenuti, per declamare al mondo dei televisionari gurustronzate e faccine ad effetto per un pubblico stronzissimo che non ha ancora capito che l’ ora di mandarlo affanculo è scoccata da un pezzo e, se ancora ritarda, ci fa la consueta figura italiana di merda.
Ma, puttana della miseria, di Celentano Adriano che stracazzo ce ne fotte!?
Ignoscas rogo, sed minus dixi quam volui.

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3 risposte a Note a margine n. 103

  1. helena ha detto:

    Volevo vedere chi fosse stato il primo ‘orecchie caste’ a scagliare la prima pietra: si e’ nascosto!
    Grazie carissimo MIchele, i tuoi pensieri giungono come una fiammella a guidare i passi di chi non sa piu’ come e cosa fare per andare avanti in questa disdicevole oscurita’.
    Le tue x x x x x x x x x x x che esprimi colorando di blu le parole, sono lanciate con tale vigore e precisione da non poter lasciare certamente in piedi i bersagli designati: denunce ben mirate per evitare che la terra traballi sotto i piedi di una societa’ a cui tremano ormai i polsi per far fronte alle innumerevoli difficolta’ che rendono la vita cosa ingrata, reclamando giustamente almeno il diritto alla propria dignita’.
    Ed ecco le 100 note subito e ben suonate dall’impareggiabile tocco di un Poeta, che sa deliziare lettura ed ascolto di un piacevolissimo concerto.

  2. ledy ha detto:

    Ah !!!, che liberazione,dica la verità che adesso si sente meglio,tante parolacce così in una
    sola volta ,non l’aveva mai scritte. Bravo professore !
    Quanno ce vo, ce vo .
    Io, a Celentano, veramente ce l’avevo già mandato,insieme alla sua signora (si fa per dire ) .
    Il ” molleggiato ” crede d’incantarci con le proteste e le prediche contro i vari mali del secolo.
    I sermoni dello showmann,in crisi mistica, contro una società consumistica e corrotta sono
    inaccettabili,se non altro per la vita che conduce nella sua villa plurimilionaria.
    Che dice,ce lo rimando ???????
    Grazie.
    Ledy

  3. Sandro ha detto:

    Chiedere perdono?!
    Io Le darei il Pulitzer! …con certificato e ricompensa in contanti,
    “ pecunia non olet “!
    Per restare in tema aggiungerei una piccola nota, quei “soldi a iosa”,
    di cui Lei parla, oggi più che mai sono raccolti dal sangue di italiani svenati!
    …e non dall’urina come fece Vespasiano!
    Professore grazie!

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