EPIFANIA…SI PORTI VIA…
Epifania: l’ Apparizione.
Ovvero: l’apparenza
La Befana.
Monti lascia la scopa a casa ma prende l’ aereo e raggiunge Bruxelles: Sorpresa, sorpresa!
Poi, a rapporto da Topo Gigio e, quindi, dalla faccia di Merkel.
Italiani ancora una volta in apnea, fiato sospeso. Alito pesante da cotechini e versamenti di bile.
Ormai, con decorrenza Berlusca e guardoni, i nostri destini sono segnati nell’andazzo dei cicli mensili all’ insegna della grandeur francaise (‘une certaine idée de la France’) e delle menopause, dei climateri delle lubrificazioni o secchezze vaginali, della Deutschland über alles che ancora covano tra le capricciose cosce bollenti e non si sarebbe detto. Il culetto a Gabibbo inganna all’apparenza.
E noi, miseri soldatini in trincea in attesa di ordini e decisioni dall’alto-alto, ai piani più alti della guardiola di Topo Gigio, portiere di notte.
Angoscia.
Ci rammenta Ungaretti:
SOLDATI
“SI STA
COME D’AUTUNNO
SULL’ANGELA
LE VOGLIE ”
Tornerà presto l’angelico messaggero e, ancora una volta, ci ripeterà la litania dell’ esortazione alla fiducia, all’ impegno, al lavoro. Vale a dire: lavorate, pagate e zitti, schiavi! Il resto ce lo nasconderà bene nella testa.
Gli spadaccini, i capitan Fracassa, gli spacconi Matamoro, i richelieu di secondamano, i bulletti di quartiere delle consorterie partitiche che tanto avevano baubauto fino a due mesi fa, ora tacciono inebetiti rivelando la loro vera natura di quaquaraquà, mangia a ufo, alla ricerca degli epididimi perduti o mai avuti.
Se, magari, il cattedratico Archimede Pitagorico ce lo dirà pure in tedesco “ARBEIT MACHT FREI”, pari pari come lo hanno detto a lui, vorrà dire che siamo proprio rovinati.
E allora sarà meglio meglio preparare i gommoni e prendere subito il largo verso coste più ospitali. Con qualunque mare. Avremmo qualche speranza.
E, una volta a distanza di sicurezza da questo paese preda dei barbari discesi dalla Schwarzwald (Marciana Silva) e dalla Grünewald, eleveremmo un unico grido, il manzoniano:
“Addio Monti … branchi di pecore pascenti, addio!”
Un unico grido dal petto.
Più liberatorio che di rimpianto.
Questa non è più la nostra Italia.
Cercheremo una terra.
Andremo a rifondare l’ Italia altrove.
Per noi, per i nostri figli.
Chè quando è troppo è troppo.
La festa e’ gia’ finita. Le luci della ribalta si spengono, resta la malinconia a mandarci a nanna come dei poveri cretini, che ci avevano creduto un’altra volta. ” Ame`n ! ” parola ebraica che vuol dire appunto ” Credi ! ” : come non ubbidire, in fondo e’ parola semplice, non ha timbro di ordine, piuttosto scivolo di mano paterna sui capelli, lieve per dirti …embe` che fa’, non e` niente!
i e r i
Ieri ho visto morire
il piccolo pino
dell’ ultimo Natale
dopo il pianto silente
di gocciole di resina
senza un lamento.
Or spoglio dei colori
dei lustrini dorati
che accetto` di vestire
piegandosi alla mia vanita`
che gli promise asilo
per dopo la festa,
lo nutrii sol d’ acqua
e di rari sguardi.
Ieri l’ ho veduto
con la chioma spezzata
relitto chiedere aiuto
sporto da una tomba di rifiuti
spento nell’ atto
di un ultimo saluto
cui non risposi.
Per la mia vergogna.
Michele Lamacchia
Gentilissimo, illuminato, profetico Professore,
mi unisco al Suo grido liberatorio, anche se ormai in totale afonia…
Alla finestra sto, come i bambini, sempre in attesa e appanno il vetro…
diciamo effetto acquario, pesce fuor d’acqua… anzi proprio senza!
Ieri, oggi, …e domani?
“ …sorgenti dall’acque “? Solo tsunami!
Cara Mondella, dai tuoi pensieri prende lo spunto il Professore,
ed io lo seguo: “ mentre la barca – la tua – andava avvicinando la riva ”
la nostra ahimè ormai va alla deriva.
D.