Note a margine n. 85

ICI, SACRIF…ICI, LA…ICI, CATTOL…ICI, ARTIF…ICI

In questi giorni siamo più che mai nelle mani del Grande Manovratore impostoci dall’ alto, e gli italiani, terrorizzati a dovere, sia pure con qualche mugugno ed il solito birignao dei demagoghi sguazzanti nel fango della nostra politica, finiranno per accettare volentieri tutte le varie mazzate tributarie per le quali, col precedente Governo di tipo demoelettivo, sarebbero scesi in piazza e linciato in piazza, a testa in giù almeno il Premier cattivone e la sua donna preferita. Giusto per la tradizione.
Si riparla dell’ Ici sulla prima casa, ci si indigna – giustamente – e ci si scaglia contro la Chiesa perché godrebbe dell’ esonero. Tra quei pochi che, sulla stampa, hanno tentato di chiarire la reale situazione legislativa sull’argomento, tuttavia si continua ad omettere volutamente la vera lista degli esoneri, tacendo ad arte ciò che gli fa comodo e ciò che i lettori, si suppone, non vorrebbero sentirsi dire, malgrado sia la verità.
Nel settembre del 2007 (più di quattro anni or sono) tentai una onesta quanto esaustiva chiarificazione sull’argomento, pubblicando su un quindicinale il mio articolo che riporto integralmente. E che, evidentemente, sarà stato dimenticato.
Data la grande attualità dell’ argomento, e per amore di verità, ritengo che valga la pena di riproporlo qui.

Ici, Chiesa, Sindacati…e i laici di allevamento. L’ opinione di M. Lamacchia (settembre 2007)

Con decreto legislativo n. 504 del 30.12.1992, fu il Governo presieduto dal “Prof. Sottile”Giuliano Amato (per intenderci, quello che nottetempo mise le mani sui nostri conti bancari) ad inventare ed istituire l’odiata imposta comunale sugli immobili (la famigerata Ici), una imposta patrimoniale maldestramente dissimulata: la paternità è, pertanto, più che certa ed è tale da smentire ogni altra diversa attribuzione che viene falsamente diffusa da chi, forse, oggi non ne è particolarmente fiero e cerca, invece, di affibbiare il balzello-dono di fine anno alla esosità di altri e diversi Governi succedutisi. Bisogna riconoscerlo: se non per amore di verità in forza di una onestà sempre meno percepita, almeno per la indiscutibile evidenza dei documenti ufficiali (che sempre bisognerebbe leggere e studiare prima di affermare e diffondere cazzate metagiuridiche). Lo stesso decreto compilò una lunga lista di esenzioni o esclusioni dalla imposta; ricordiamo, tra gli altri: 1)immobili destinati esclusivamente all’uso istituzionale posseduti dallo Stato, dagli Enti locali, dalle cosiddette comunità montane (anche quelle a pelo di mare!), dai consorzi tra i predetti enti, dalle U.S.L., dalle istituzioni sanitarie pubbliche, Camere di Commercio; 2) fabbricati della categoria E (fabbricati a destinazione particolare); 3) fabbricati destinati ad usi culturali esenti da Irpef ed Irpeg (musei, biblioteche, archivi, etc. aperti al pubblico e dichiarati in catasto; 4) fabbricati destinati all’esercizio del culto e quelli di proprietà della Santa Sede esenti a norma del Trattato Lateranense; 5) fabbricati di Stati esteri o di organizzazioni internazionali esenti da Ilor; 6) fabbricati dichiarati inagibili o inabitabili e recuperati per attività assistenziali per i periodi di effettivo impiego; 7) terreni agricoli, anche di privati, siti nelle cosiddette comunità montane (anche quelle a raso di mare!) ivi compresi quelli edificabili se condotti a titolo principale da agricoltori; 8) immobili utilizzati da enti non commerciali e destinati esclusivamente allo svolgimento di attività assistenziali, previdenziali, sanitarie, didattiche, ricreative, culturali, sportive e ricettive, non meglio identificate e tra le quali rientrano certamente: tra le attività assistenziali: le mense per i poveri, le comunità di accoglienza, le case di riposo, le strutture per il sostegno alle persone del Terzo Mondo; tra le sanitarie: ospedali o case di cura rigorosamente non profit convenzionate con il Servizio sanitario nazionale; tra le didattiche: le scuole di ogni grado e tipo, via via a partire dalle materne, se chi le gestisce non si divide gli utili; tra le ricettive: strutture sociali per l’ accoglienza dei lavoratori fuori sede, gli studenti, le case per ferie – delle parrocchie come dei sindacati – se autorizzate dalle regioni; ma esclusi, ovviamente, gli hotels, che pagano l’ Ici anche se sono di proprietà di enti religiosi (di qualunque confessione); tra le culturali: i centri di cultura, laici, politici, confessionali e certamente non solo cattolici, presenti sul territori nazionale; tra le ricreative: circoli Arci o Acli, oratori e similari senza delimitazione di confessione religiosa; tra le sportive, senza fine di lucro, vengono in mente a tutte quelle attività promosse da laici, da religiosi di qualunque fede, o anche da organizzazioni locali ispirate dai partiti e sindacati. Un intero universo del non profit: associazioni, fondazioni, sindacati, movimenti politici, partiti … Per buon peso, qualcuno ha pensato di far rientrare tranquillamente, purché senza guadagno per il gestore, anche sale da gioco, e perché no?, anche bordelli di beneficenza e/o di tipo amatoriale (più ricreativo di così…!); come si vede, quanto all’elenco di cui al punto 8) una lunga lista di definizioni davvero fumosa e più che vaga, pericolosamente imprecisa se rapportata al sorgere di un debito tributario di tipo patrimoniale o alla esenzione o alla esclusione, ma con un comune denominatore: l’essere realtà che operano senza scopo di lucro, cioè senza ridistribuire i fondi ai soci, e attive in diversi otto settori. 9) altri.
Questa la reale situazione: ab initio. Malgrado la Chiesa Cristiana Cattolica sia soltanto uno degli innumerevoli casi esenti dall’ Ici (e soltanto in casi delimitati), a me che sono laico convinto e praticante fa davvero girare le balle il dover riscontrare che sedicenti laici arruffapopolo possano continuare a strapazzare la verità delle cose appuntando le proprie critiche esclusivamente su tale soggetto religioso (e non anche di altre confessioni) e ignorando (fingendo di ignorare) che altrettanto fastidio possa percepire, per esempio, chi non ami particolarmente i sindacati o i partiti così come questi sono attualmente organizzati e, invece, debba prendere atto che sono esenti dall’Ici anche i loro immobili destinati alle attività ricettive, sportive, culturali, ricreative (mare o montagna), etc.
Viene fin troppo facile rilevare la male fede dei Masaniello strapagati e dei mantenuti privilegiati a ufo, col codazzo dei loro servitori scemi, professionisti della dichiarazione che in tv e microfono con acrobazie stereotipe arringano le folle e fomentano l’odio e le divisioni sociali, pressati dalla impellenza di trovarsi una ragion d’essere e inventarsi una propria identità nell’appiattito universo politico, mentre si arroccano nel castello dei loro scandalosi e costosissimi vantaggi e prerogative, compreso il tempo libero extra moenia per accettare le ospitate in tv, e per fare i puttanieri, i transistieri, gli sniffatori, i croceristi, i marinai d’altura, e, naturalmente, i casanostrieri.
Il motto è sempre lo stesso: “Dalli alla Chiesa Cattolica e ti fai un nome e, magari ti assicuri anche una carriera”. Tra poco diventerà: dalli al Cristiano! Sempre meglio che andare a lavorare. I meno disonesti tacciono o, al massimo, balbettano minacce che non metteranno mai in pratica: non possono rinunciare a tanto ben di Dio (quello in cui credono). Ma, attenzione: non chiamateli “laici”: è abusivo, è millantato credito, è usurpazione di titolo. Il titolo di laico occorre guadagnarselo: studiando, accertando la verità (è la sua religione), anche quella scomoda, rispettandola ad ogni costo, avendo riguardo per il diverso e la forza di attivarsi per il meglio, ma restando al disopra di lotte ideologiche o confessionali. “Laico”: deriva da làos (popolo), vuol dire “popolare” nel senso di non fazioso, equanime, non condizionato da pensieri o ruoli ideologicamente o confessionalmente organizzati.
Mi dispiace: ma non è una cosa non da tutti. Occorre troppa onestà e troppo amore per la verità: molto di più di quanto i più ne siano capaci. Cialtroni, campionari della contraffazione, della sottomarca. Esemplari fallati. Vadano subito al macero: poi gli daremo più dettagliate indicazioni.

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