MARI O MONTI?
Figuriamoci se poteva mancare l’amico Elmiki sempre pronto a dire la sua, a malignare.
Si stancherà mai?
MARI O MONTI
Vendere vagoni e vagonate di Btp:
far scendere il prezzo a dismisura
ecco, il segreto è proprio tutto qui
per impaurire l’ Italia e dar la cura.
Pagheremo con gioia patrimoniale
ed altre imposte, e davvero felici
sborseremo e diremo: “Menomale!”
che c’è lui a rimetterci anche l’ici!
Per salvare le tasche e pure i conti
si leva il governo e si mette Monti,
e si stila una specie di mafiosa pax
per cader in gola a Goldman Sachs!
Voilà, è proprio un bel programma:
sarà una tragedia e non un dramma
se cadrem dalla padella nella brace
del banchiere tanto avido e rapace.
Non esiste la mafia né i poteri forti:
ma chi ha paura non ha tutti i torti!
se ora ci promettono mari o monti
prima o poi li faremo questi conti!
Gli italiani hanno ‘sti vizi antichi:
lo dice ed assicura il vostro
Elmiki
Anche questa volta, carissimo Elmiki, la sua simpatia ed il suo saluto da un cinquecentista poeta giocoso e burlesco, nonche’ farmacista o speziale, dalla scrittura elegante e gentile, e pur come te con lo sguardo ben attento al civile ed al sociale :
A M. PIERO FAGIUOLI
Contro la finta liberalita’ di lui
Messer, io ho creduto sempremai / che magnanimo fuste e liberale /
ed are’vi per tale, / veggendo farvi tante sbracerie : /
e per diverse vie / altrui dare e donare /
cose per uso, e cose da mangiare.
Ma poi, nel ragionare, / l’altrieri insieme, un caro amico vostro /
m’ha chiaramente mostro, / che per pompa e per boria, /
e per acquistar gloria, / i belli, i ricchi e i bravi presentate, /
sol per aver di parlar lor cagione; / perche’ l’ambizione /
vi scanna e v’assassina : / e parvi un grand’onor, sera e mattina, /
con capitani, marchesi e signori, / con quarantotto e con ambasciatori, /
od in piazza o in mercato, / esser visto e guardato dalla gente ; /
cosi’ donate altrui per accidente.
Ma poi naturalmente / misero e gretto se`te, non ch’avaro : /
e questo verno, che gli e’ stato caro / il grano e l’orzo e ‘l miglio, /
fingendo far l’astratto , / mandaste via ‘n un tratto /
l’uccello, il cane, il cavallo e ‘l famiglio.
Ma peggio, che voi fate / lavorare a giornata e di sua mano /
il vostro cappellano, / ed anche voi dormendo non vi state ; /
ma bachi e seta fate, / ed olio e biade e legumi incettate : /
vendete e comperate / infinite e diverse mercanzie ; /
perche’ colui, che non sa dir bugie, / cotanto nostro amico, /
m,ha detto ed avvertito / e piu’ volte giurato, /
che voi incettate insino all’orichico.
Messer mio caro, io vi ricordo e dico / quel proverbio or del dotto Carafulla, /
come di qua si muore, / e poi di la’ non se ne porta nulla.
Qual’e’ dunque fra noi pazzia maggiore /
dell’avarizia e dell’accumulare? / che credete voi fare?
Or che potreste allegro e lieto stare, / e questo mondo e l’altro trionfare, /
avendo d’ogni ben larga dovizia; / voi attendete solo a guadagnare, /
e far piu’ masserizia, / che se quattro fanciulle a maritare /
aveste, ovvero un branco di figliuoli.
O casa de’ Fagiuoli, / io non vo’ gia’ che voi gettiate via, /
che’ sarebbe follia; / ma che viviate come si conviene /
ad un par vostro nobile, dabbene, / saggio, religioso e buon prelato.
Cosi’ sareste amato / e riverito assai dalle persone.
Ma se d’occasione / cercate pur chi v’illustri e decori, /
fate di farvi amici gli scrittori, / che d’eloquenza e di pazzia son carchi : /
e presentate il Varchi, / e gli altri tutti che tengon la cima: /
accio’ ch’al mondo sempre in prosa e in rima /
restiate vivo con felice sorte, / a dispetto del tempo e della morte.
Anton Francesco GRAZZINI detto IL LASCA
1503 – 1584