CARO BERTOLT
Prima degli altri vennero a prendere gli zingari.
Ed io fui contento perché rubavano.
Poi vennero a prendere gli ebrei.
restai in silenzio perché mi erano antipatici
Poi vennero a prendere gli omosessuali.
E fui sollevato perché mi davano fastidio.
Poi vennero a prendere i comunisti.
Ed io non dissi nulla perché non ero comunista.
Un giorno vennero a prendere me.
E non c’era più nessuno per protestare.
(Bertolt Brecht)
CARO BERTOLT, A ME DISSERO...
A me dissero: non temere,
siamo i campioni della libertà,
del libero pensiero in libero Stato.
E il pensiero è libero se è nel giusto:
se è nel giusto te lo diciamo noi.
A me dissero: noi siamo i liberatori,
veniamo a liberarti dai cattivi pensieri,
dalle scelte sbagliate che hai fatto
e da quelle che potresti ancora fare.
A me dissero: per questo ti aiutiamo a ricrederti,
a rinnovarti e a rinascere libero,
libero accettabilmente da parte nostra
e ad avanzare nella luce del Sentiero Luminoso!
E per farti rinascere,
dobbiamo prima sopprimere la tua falsa libertà
e impedire che la tua coscienza ricada in errore.
Perciò, non temere e non lamentarti.
Viva la libertà! Questo mi dissero.
Poi, quando il Sentiero Luminoso fu percorso,
quando venne la libertà
la sua sua luce fu così accecante
che tutti dovemmo chiudere gli occhi.
E non potemmo nemmeno più gridare:
Viva la Libertà!
Perché la bocca avevamo dovuto già chiuderla!
( da “…E VENNERO I LIBERATORI”, Michele Lamacchia, 2011)
quando siamo nati avremmo voluto essere liberi, e invece ci hanno stretti tra teli e fasce, per crescere comme il faut, belli e con le gambe dritte, e poi il tempo ha dimostrato che non serviva a niente, che bastava un pannolone e sgambettare liberi, con i piedini all’aria: ma anche questa liberta’ e’ liberta’ provvisoria, poi si comincia a camminare per strade di paesi e citta’ – feu rouge, feu vert – e a viaggiare su superstrade da brivido, con ricco assortimento di segnalazioni, tutto e’ obbligo e divieto; e per consolazione soltanto un “forchetta e coltello”.
La liberta’ un miraggio, il pensiero vola libero si, ma muto e senza ‘inchiostro’, e la liberta’ che l’uomo da sempre insegue, sara’ sempre, forse, liberta’ condizionata.
Da uno dei miei libri di studio all’Accademia del Piccolo Teatro di Milano, una poesia postuma di Bertolt Brecht, scritta nell’anno stesso in cui ha lasciato la vita:
TEMPI DURI
In piedi al mio scrittoio
vedo oltre la finestra in giardino il cespo di sambuco
e vi riconosco qualcosa di rosso e qualcosa di nero
e mi ricordo d’improvviso il sambuco
della mia infanzia ad Augsburg.
Per qualche minuto considero
in tutta serieta’ se debbo andare fino al tavolo
a prendere i miei occhiali per vedere
ancora le bacche nere sui rami rossi.
(1956)