Note a margine n. 61

LA STUPIDITA’?

La stupidità. C’ è chi la evoca soltanto, assertivamente, e, poi gli capita di ripeterla ancora, nel contesto di intenzioni esogene, magari volendo esprimere altro, magari – lo dico per esempio – rappresentando il quanto bene ci si è perso senza saperlo e, magari, per instillare, per questo, il germe del rimpianto per la irrimediabilità per il quanto male ci si è fatto. Magari, non tenendo conto che ciò che si perde per un nonnulla deve essere proprio un nonnulla. E così la boutade en passant ci porta all’ impasse. Passi il sovrabbondante esotismo lessicale.
Io stesso non sono stato, e non lo sono ancora, immune dalle molteplici sindromi della stupidità. E le prospettive, dati i presupposti, non sono rassicuranti. Tanto di rispetto.
Le parole che abbiamo detto, noi abbiamo scelto di dirle, i motivi e gli impulsi sono sempre e comunque dentro di noi. Non sono cose ‘dette-nonpensate’, forse, sono solamente cose ‘detteepoiripensate’. O, forse, non saprei; della stupidità sono un praticante involontario, un militante arruolato per legge di natura, ma non sono un teorico. Forse, quelle sono tutt’altra cosa: ma escluderei che siano dramma. Se lo facessimo, toglieremmo al passare del tempo il suo unico effetto positivo: l’assuefazione. La quale, ad una certa età, ci protegge come il migliore degli anticorpi. E, per la serie nonsoccome, anche dalla depressione e dal prozac, con intuibile beneficio del SSN alle prese col problema della ottimizzazione della spesa.
Già, la stupidità: ma perché non dirne quel poco di bene che se ne può dire?
Non denigrerei in assoluto la stupidità (lett. stordimento, sbalordimento), usata impropriamente, tout court, come sinonimo di idiozia, dai cultori della multicultura che ci sta portando dritti al meticciato italobantu; impropriamente, non foss’ altro che per la sua non improbabile parentela etimologica col nobilissimo ‘studere’ (tundere-stupeo), ancorché lo stretto parente cattivo ‘stupro’ rivendichi per sé (e relative ignominie) gli stessi riconoscimenti successori. E noi non possiamo diseredarlo per legge.
Ma rimettiamoci in borghese e, tanto per esempio, quanto alla stupidità, pensiamoci, almeno per un attimo, con un minimo di benevolenza; pensiamo ai giorni degli incanti spezzati. Spesso, sono i giorni della stupidità che se né andata altrove. Eppure, mi ripeteva una flicka scandinava – che dagli anni abbondantemente trascorsi avrà ricevuto tutto il tempo di verificarlo – “Life is moment’s made: this is one!” (o qualcosa di simile) e fece aprire gli occhi ad un giovane provinciale salito da molto lontano e che poi, al ritorno, si portò appresso e conservò la frase, oggi sgualcita ma ancora leggibile.
A volte, quando la stupidità se n’ è andata, resta, superstite, una cara emozione che aleggia innocente al suo posto: nelle penombre del suo segreto parallelo, affettuosamente coniugata, in tutte le diatesi, tempi e modi, col concreto vivere di ogni giorno che ci riesce di strappare. E che sa consolarci col suo sorriso. Lasciamo che lo faccia.

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Una risposta a Note a margine n. 61

  1. helena ha detto:

    Con mio grande stupore vedo che nessuno ha voluto essere il primo a dire qualcosina, piccola piccola magari, perchè in fondo chissà quanti avranno pensato essere l’oggetto di riferimento…! e che male c’è, è tutto tanto vero e bello. Nella stupidità a volte ci si va a rifugiare , come per una vacanza, una estraniazione, un non voler scaricare la sòma soltanto sulla testa, anche lei si stanca , fugge lontano a giocare almeno per un pò ai giochi semplici dell’infanzia. Stupidità è anche…
    Voglio risentire Lamacchia:
    “A volte, quando la stupidità se n’è andata, resta, superstite, una cara emozione che aleggia innocente al suo posto: nelle penombre del suo segreto parallelo, affettuosamente coniugata, in tutte le diatesi, tempi e modi, col concreto vivere di ogni giorno che ci riesce di strappare. E che sa consolarci col suo sorriso. Lasciamo che lo faccia. “

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