Note a margine n. 51

PIZZINO

“Ma come!!?? – mi ha apostrofato Elmiki – adesso usi il blog per riportare i tuoi versi!? Alla tua età!?”
Deve aver fatto un sforzo immane: lui detesta il telefono, dice che è il mezzo più diretto per ritrovarsi in galera; e aggiunge sacramentando appassionatamente con acuti e do di petto da far invidia ai mille maneggiatori dell’ ugola, dalle tavole del Metropolitan, dell ‘Opera, della Scala, giù giù a scendere, agli studi televisivi, a Ballarò, alla Vucciaria, ai mille mercatini del pesce, a sfinire via via, a Montecitorio, Palazzo Madama. Etc. etc. se possibile, se vi viene in mente qualcosa che possa seguire nello stesso verso. Eppure, lui questa volta mi ha telefonato. Mi ha chiesto un poco di ospitalità (vuol dire che non è solo per questa volta) e mi ha mandato un pizzino. Lui non si fida d’altro. Ahimè! Ma gliel’ho promesso. In fondo, non è cattivo, non fa tanto male né sporca molto. Né fa parte di quella folta schiera di Tizi, Cai e Semproni che, quando scoprono un tuo libro, gli buttano appena uno sguardo in copertina, non riescono a nascondere che gli si arricciano il naso ed il labbro, non fanno a tempo a leggerne nemmeno il titolo, e la prima cosa che gli viene da dirti: sai, scrivo anche io, in sincronia con un “che ti credi?” a stento trattenuto in pectore. Nemmeno un grazie se glielo hai regalato. E poi fugge a casa, in preda alla disperazione e all’ansia di recupero. Leggerti? Difficile a credersi. La voglia è in tutt’ altra direzione.
Lui, Elmiki, no. Lui se ne fotte, legge, e si impegna per capire prima di rischiare di criticare a vuoto o, come fa qualcuno con tutto il suo tempo a disposizione e specializzato nelle libidinose idolatrie vagolanti dall’ ucciso Pier Paolo al suicida Salvador, passando da Beppe il cantimbanco milionario e da Nichi il grande neoaffabulatore della montagna, prima di sbrodolarsi con barili di spocchia e di autopromuoversi generale con i lustrini della scepsi a fumetti e del pirronismo con didascalie illustrate. Lui, Elmiki, no.

GALLETTE E SAETTE

Chiese il buon uomo ad un suo vecchio amico:
“Più sento e ci rifletto e più mi domando e dico,
ma non bastano le brutte malattie, e le sciagure,
le epidemie, i terremoti, le carestie: ma è de jure
che siamo costretti vivere tutti nel cupo terrore
di non piacere a qualcuno e di essere arrestati,
per niente, magari poi vi dicono è stato un errore
e dopo anni vi rimandano a casa davvero rovinati?
Altro che civiltà, che libertà! con quest’andazzo
mi hanno scassato le balle e finanche il mazzo
di speranze di non dovere subire le prepotenze:
c’è sempre qualche galletto in escandescenze
che intrepido continua a man bassa: prevaricare
mi sembra una vera mania. Ma che vada a ca…re!”
“Altro dirti non vo’ – gli rispose il vecchio amico –
ci ho famiglia, un fracco d’ anni e sono mendico;
dicono che Dio non paga il sabato…che si diletti;
ma sappia, che prima o dopo, chi la fa l’ aspetti!
La saetta è come l’anatema: gira, rigira, gira, gira…
e poi va a finire che ritorna addosso a chi la tira!”

Elmiki

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