MILANO SENZA LETIZIA
E ‘ molto probabile che il tizio che suggerì alla Letizia Moratti (sindaco uscente di Milano e ricandidata) la “dritta” di accusare pubblicamente il suo diretto avversario di essere stato processato e condannato per furto d’auto, a quest’ ora sia stato già licenziato in tronco e sia in giro a “fare la spesa proletaria”: qualcuno si ricorda qualcosa?
Non che fosse una bufala; una sentenza in tali sensi esiste; ma accadde, poi, che l’ imputato venne assolto o amnistiato; non so dir meglio. Ma una considerazione va fatta: il tizio ‘consiliori’ della candidata o era uno scioperato che lavorava a cazzo o era stato infiltrato a tendere un tranello alla sua stessa leader politica. Si usa. Insomma, non un pacco ma un contropacco. Magari, lui sarà già passato all’ incasso dei trenta danari. Ma, forse è solo fantascienza.
Fatto sta che la bufala o similbufala ha funzionato nel senso inaspettato ed è finita con l’ autosputtanamento politico della stessa Moratti che, così, ha indispettito l ‘elettorato e, anche per questo motivo, lei ne ha perso i voti. Le resta da sperare nel successivo ballottaggio, ma personalmente, percepisco il senso del “les jeux sont faits, rien ne va plus”. I motivi? Sono tanti. Non dimentichiamo che ai limiti e ai difetti di ogni valutato si contrappongono i limiti e i difetti del valutatore. E’ il diritto della scelta.
Esclusi i soliti ultras da curva nord che illibertà di pensiero e di parola costringono a tacerne qui prudentemente i nomi, tutto sommato, vedo in tv scorrere immagini sostanzialmente ancora composte dei protagonisti, vincitori e vinti, rispettivi manutengoli e giannizzeri, di questa prima tornata elettorale. Non che siano diventati all’ improvviso tutti signori: è che in molti sono ancora col fiato sospeso e si muovono con la massima circospezione per non rischiare di compromettersi conferme o possibilità. Armeggiano alla men peggio e di soppiatto persino col diavolo ammiccando, adescando. Per non dire di quelli che esercitano l’arte più antica del mondo, fanno i furbetti, alzano già il prezzo e già si offrono al migliore offerente: è tempo di clienti. Hanno fatto il restyling al nome, ammodernato l ‘etichetta: non più ‘puttane’ ma ‘aghi della bilancia‘. Dal loro canto, i teletribuni, strapagati addestratori dei cani da combattimento si preparano a dare il meglio di sé. La canea latrante è rabbiosa abbastanza. Per il momento, si salvano le apparenze, il pericolo degli scivoloni sono in agguato. Sentimenti di ritorsione e rappresaglia vanno tenuti nascosti ancora per un po’.
Invece, per rendersi ben conto di come non si sappia vivere correttamente la logica democratica, bisogna affidarsi – per esempio, solo per esempio – alla lettura delle litanie dei proclami esultanti del fbpeople che imperversa con asserti naïf o scopiazzati, epitaffi e peani snocciolati, in chiave granguignolesca, in gran parte ad opera di uno stuolo di massaie benestanti, casalingue appagate o recriminanti, tirate al vin bianco, sfumacchianti, in odore di pera, che, nelle pause libere dagli impegni dello shiatsu, del colore ai capelli, della ricostruzione delle unghie, delle ore al burraco per il sacrosanto cazzeggio con l’ ultimo fedele corteggiatore da non perdere, separate a buon prezzo e con la dritta del vitalizio del mantenimento, baby pensionate che rubano da anni una rendita statale a danno degli allocchi, e così via. Senza nulla togliere, per quanto di giusta ragione, ai bamboccioni e ai dicitori dei nuovi discorsi della montagna. In genere, sono le agguerrite voci risentite-pensiero forte di chi ha fatto poco o nulla, dei campioni del parassitismo familiare o sociale che, più vivacemente degli altri, protestano a prescindere e non riescono capire i motivi di farsi schifo da soli. E non sarebbe cosa difficile, con un minimo di buona volontà. Ma la categoria dei militanti-aventi titolo è molto più variegata. Suum cuique.
Mah! La nostra gente è stufa. Stufa di dibattersi dei problemi ogni giorno: in mancanza d’ altro, vuole poter ridere, stare allegra. Non ci voleva molto a capirlo e a rendersi conto del successo elettorale riscosso dal nuovo partito pentastellato cui, per quanto male se ne voglia dire, almeno un merito bisogna riconoscere: la risata assicurata. E, nell’ assoluta e diffusa indigenza di proposte concrete, non è cosa da poco. Non scherziamo.