Note a margine n. 26

CANTO PER IL POETA

Dicono che Giuliano Montanini non c’ è più.
Dicono che sia morto.
Io dico che muoiono gli uomini, i loro successi, i loro fallimenti: ed altri uomini li piangono;
che muoiono i condottieri e i loro fedeli, i comandanti ed i soldati, ed il rumore cadenzato dei loro passi in marcia si affievolisce, ed il clangore delle loro spade battute sugli scudi diventa meno di un’eco che si sperde lontana;
che passano i re e i cortigiani, e lasciano corone vuote e scie di date, di nomi, di battaglie;
che gli imperatori svuotano di sé gli imperi e li segnano con solidi effigi e simulacri a memoria dei popoli e sfida del tempo;
che i faraoni dovettero lasciare piramidi grandiose per vivere in eterno e per nutrirsi della memoria dei posteri.

Io dico che passano
i giustizieri e la loro sete inestinguibile che gli armò la mano contro colpevoli ed innocenti
i cercatori di verità con la loro scorta armata di dubbi che li mosse a conoscere
i dotti e che si dissolve la loro saggezza che tanta ombra faceva ai modesti
i ribelli e che si spegne la loro fiamma implacabile
gli audaci e le loro imprese grandiose che sollevarono echi di meraviglia.

Ed io dico che il poeta non muore;
perché ciò che egli ha scritto lo ha scritto nel cuore di una umanità immortale che ne conserva la mano e la voce, e che la tiene in vita e la tramanda con la forza invincibile della parola:
perché una parola detta non invecchia, non si ferisce, non si uccide, non si spegne, non si ammala, non finisce;
e se un dì essa sfugge dalla memoria è solo per rifugiarsi nel cuore dell’ uomo, e pulsare nel suo sangue, e diventare sua carne e seme d’altra carne.
Ecco l’ immortalità del poeta: egli non ha tempio se non nel vostro petto dove è scolpito il suo nome. Né vento né pioggia possono minarlo. Il miracolo della sua forza non riposa vitale nella fragilità di una pagina leggera ma nei segni profondi che ha lasciato nei vostri pensieri. E lì resteranno anche quando il tempo, ingannando, farà credere di averlo dimenticato.

Io dico che il poeta non muore. In cambio dell’ incanto del verso, il destino tante cose gli nega; persino in fondo alla strada: non gli spetta il riposo. Egli lo impara via via percorrendo i suoi giorni; ma, se chiamato da questa sorte, egli china la testa, vinto, per vincere solo il sogno di una parola.
Allora, non piangetelo: date voce alla sua parola ed il vostro canto ogni volta darà una casa nuova alla sua anima. Ed il suo giardino rifiorirà in ogni stagione.
E sbocceranno parole.
E parole nuove.
E racconteranno cose sconosciute.

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5 risposte a Note a margine n. 26

  1. Grazie infinite,sono la figlia di Giuliano,mi parlava spesso di Lei,era orgoglioso di conoscerla…….

  2. helena ha detto:

    A distanza di una sola serttimana, un altro Giuliano, che tutta la sua vita, dopo aver raggiunto l’età della consapevolezza, ha dedicato, sulla scia della madre ebrea israeliana attivista nella Organizzazione per i diritti dell’uomo, Arna Mer, e su quella del padre, Saliba Khamis, arabo israeliano di religione cristiana, ( in grande minoranza tra gli arabi cittadini di Israele) , uno dei leaders del Partito Comunista Israeliano dal 1950, ci ha lasciato:

    GIULIANO MER – KHAMIS
    Poeta, attore, regista, e attivista politico nella Irgun Ebrei ed Arabi israeliani. Fondatore del ‘Teatròn hackòfesh ve hatarbùt’ – Teatro per la libertà e la cultura , con sede nella città di Jenìn e nella stessa ucciso a colpi di fucile da militanti arabi a viso coperto ‘rulèi panìm’ il 4 Aprile 2o11 nato il 29 Maggio 1958

    Perchè lo dico?
    Perchè si chiamava Giuliano, come il nostro Montanini, perchè aveva fondato un teatro attivissimo nel Paese, per unire due diverse mentalità e culture, la libertà e la emancipazione della donna araba, la fratellanza e la giustizia, che lo accomunava appunto a Giuliano Montanini. Peccato davvero che non si siano incontrati, sarebbe stata una meravigliosa stretta di mano tra due uomini combattenti, coraggiosi e rispettosi della dignità di qualsiasi essere vivernte, a prescindere da qualsiasi diversità di lingua, di sensibilità, di carattere, di cultura e di estrazione sociale.

    Giuliano Montanini sepolto a Fermo
    Giuliano Mer-Khamis sepolto nel kibbutz D. Menashè

    G r a z i e

  3. ledy ha detto:

    Complimenti per il Suo articolo sul blog, prof. Lamacchia!

    Oggi attraverso “ Radio Aut Marche “nella quale Montanini interveniva sempre con le sue interviste e suoi racconti radiofonici, ho sentito anche la Sua voce, che con bellissime parole ha reso omaggio al nostro amico comune.
    Si ricorda? Fu proprio lui a farci conoscere. Giuliano la stimava moltissimo e quando io
    lo ringraziai, lui mi disse : “ Tienilo di conto, è un amico vero, autentico; di lui ti puoi fidare “. Nell’ultimo libro di Giuliano ”Una strada, una vita“ ci sono versi toccanti e molto belli. Nella posfazione del suddetto libro, la scrittrice, traduttrice e poetessa Joyce Lussu dice così : “La poesia di Giuliano Montanini è diretta espressione della sua vita e della sua coscienza storica, ed è perciò che andava raccontata”.
    Questo era Giuliano.

  4. helena ha detto:

    Ed io l’ ho saputo soltanto adesso, così è quando stiamo lontano. Aspettavi che ti raccontassi ancora tante cose, ti entusiasmava sapere e conoscere, domandavi lunghezze di strade, altezze di città, architetture ed anche quando avevo un po’ fretta, mi ringraziavi dicendo di averti saputo far vedere, come se la luce non ti fosse mancata. Ieri pomeriggio volevo chiamarti, ma poi non ne ho avuto il tempo. Adesso starai riposando, esaurendo tutte le energie, prima di lasciarci per intraprendere un viaggio verso mondi nuovi , dove ritroverai tutta quella luce che tanto ti era mancata.

    Questa tua Poesia, che avevo letto nella Radio da te amata , circa un mese fa, e che tu forse non hai sentita, ti accompagni da parte mia:

    L ‘ETERNO

    Questa notte è il mio rifugio
    alto sopra le valli. Una notte simile
    si desidera da giorni lontani.
    La realtà incerta nel buio si assorbe,
    finisce il ricordo di luci e di voci.
    Voragine antica la notte tutto raccoglie:
    dolcezze e miserie nell’arco lunare.
    Riposo diciamo. Dall’era perduta dell’uomo
    ironico il giorno, puntuale,
    ci lascia indifesi alle soglie del mondo.
    La notte ci porta nel vero.
    Non c’è il sangue, ma il dolore
    che cercai di scoprire in ogni ora
    qui esiste e si sente.

    L’uomo non sa che è eterno.

    Se guarda alto lo spazio siderale
    scopre il suo grido gigante,
    se stringe nel nero notturno
    l’antico dolore ritrovato
    sente il brivido della creazione.
    Così nasce il pensiero, da sempre,
    nel breve arco lunare,
    così spunta lo stelo verde, così
    l’arte sottile del ragno, e così
    in questo rifugio
    la vita si rigenera e passa.

  5. ledy ha detto:

    Oggi ci ha lasciato un grande poeta e scrittore: Giuliano Montanini.
    Era un mio amico e le ultime battute spiritose ce le siamo scambiate proprio due
    giorni fa. Era nato e viveva a Fermo , si dedicava con grande passione all’arte in
    generale,ma soprattutto alle poesia e alla narrativa.
    I suoi libri di poesia: “Lucania,I giorni di ieri,Radici rosse,Migrazione,Voci lontane ” e
    la sua narrativa:”I tamburi del vento, I sequestrati del tempo,Le stagioni sommerse
    e le Barriere dell’anima”erano molto belli.
    Lui mi aveva scelto come sua lettrice e a volte,leggendole,mi commuovevo,perchè lui,le cose che scriveva le aveva vissute per davvero
    La poesia lo ha accompagnato per tutta la vita e adesso rimarrà sempre dentro di noi
    perchè come dice il prof. Lamacchia ” Un poeta non muore ”
    Proprio qualche giorno fa nel giorno della ricorrenza delle ” Fosse Ardeatine” mi chiese
    di leggere questa sua poesia:

    ALLE FOSSE ARDEATINE PER VOTO CI FERMAMMO

    Sera distesa tra colombe di pietra
    sera distesa tra colombe bianche
    dove li hai abbandonati i sogni di Angelo?
    Colore azzurro di colombe
    dove hai disperso le sue grida liete?
    Passo per via Rasella,madre,
    a prendere Anita,
    al coprifuoco sarò già di ritorno.
    Alle Fosse
    si arrestò la giovinezza.
    Colore nero di colombe
    non nascondete gli occhi dolci di Angelo
    ancora tenero sull’erba
    ghermito in riposo d’amore.
    Colmbe bianche
    venite
    a sciogliere le corde strette ai polsi.
    Degli olocausti
    riemersero preghiere
    e calce
    e sangue
    divennero granito.
    Alle Fosse Ardeatine
    per voto ci fermammo
    dove ogni sera
    colombe bianche di pietra
    si levano in volo
    e diventano cielo.

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