MA, CI STAI PROVANDO…?
“Ma, ci stai provando con me, per caso…” ?
Ecco un prefabbricato lessicale importato dagli US. Vettore è la filmografia che accentra le superstiti attenzioni, tra i giovani e giovanili di sesso femminile. Un fenomeno sociolessicale definito dagli esperti come shit-test. Intraducibile se non alla lettera. Per il test, non ci dovrebbero essere problemi; per il resto, andate a guardare shit sul dizionario inglese e sbrigatevela da soli.
Strutturato come interrogativo, parrebbe una domanda innocua, una come tante. Forse. O forse no.
E’ sempre lei che recita la battuta. Lui è il destinatario della notifica a mani proprie.
In teoria, potremmo ravvisare la tipologia (di base) che segue:
1) Prima ipotesi: domanda ragionevole, cioè motivata come tutte le altre domande: è uno stimolo che tende a conoscere attraverso una risposta o è una istanza mirata ad ottenere un risultato mediante l’accoglimento del richiesto. Ipotesi piuttosto remota; la donna se ne accorge per istinto e sa come regolarsi: non le serve altro.
2) Seconda ipotesi: domanda-ammonimento, tende a mettere in guardia, ad avvertire: non farlo! Sono già impegnata, magari.
3) Terza ipotesi: domanda provocatrice di una reazione altrui che, in definitiva, è ciò che si vuole conoscere, stare a vedere come ve la cavate.
4) Quarta ipotesi: domanda pleonastica o uno stimolo ad essere intraprendente. Ci stai provando, lo so, anche se non tu non ne sei ancora consapevole, ti ho colpito. Svegliati, renditene conto, fa’ i tuoi passi. Esempio di una sé sovrastimata, di una che dà per scontato di piacere a tutti i maschietti.
In teoria, per l’appunto.
In pratica, la pseudodomanda è un arma impropria di seduzione, un fischio di richiamo, uno sguardo assassino, un incedere ancheggiando, una misurazione di pressione del maschietto: nell’ insieme è un test attitudinale per imbarazzarti e studiare la tua reazione per prenderti le misure e poi gestirti a piacere. Lei vuole sapere il tuo nord e poi navigare sicura nei tuoi pensieri.
In tutti i casi: si sconsiglia di dare una qualsiasi risposta. Non negare, non ammettere, non tentare di spiegare: sono reazioni già previste da controparte, bella e pronta alla replica. Non ne uscireste bene.
Molto meglio un riscontro a forma di controdomanda a mezza meraviglia, sorridendo e passandole la palla:
“ Ti ho dato questa impressione!? Non mi dire!”
Sarà lei, a questo punto a dovervi dare una spiegazione. O a tacere, imbarazzata, lasciando cadere l’ argomento.
Oppure, lei insisterà, dirà caparbiamente: “ Dai, non negarlo…è così…” e allora, voi, quasi seriamente, reciterete: “ Dici davvero? Ok, ci penserò e ti farò sapere”. E basta. E parlerete d’altro.
A questo punto, la sua bussola impazzisce.
Palla a centro, si ricomincia a reti inviolate.
Ma non fatele del male; non ditele: “veramente, è un po’ che ci sto provando con la tua amica… e non per caso…”, specificando con tono sognante il nome della sua migliore amica; o, peggio, “ Pensavo che fosse scontato che non siamo compatibili…” oppure, esagerate: “Lo sai bene che non sei il mio tipo…”.
Male non fare, paura non avere? In ogni caso: siate preparati, la pseudodomanda giunge quando meno ve l’aspettate; non improvvisate, sarebbe per sempre il vostro punto debole. Ed è ciò che lei vuole.
P.S. Se veramente ci stavate provando? Sappiate, allora, che lei lo aveva già capito; se fosse stata interessata, vi avrebbe messo a vostro agio: le donne sanno come farlo. Se ugualmente vi ha fatto la domanda è per saggiare fino a che punto potreste appartenerle. Allora, pensateci bene, lei potrebbe non essere quella che immaginate. State in campana, questo è soltanto l’inizio. Anche in questo caso, vale, pertanto, il suggerimento di cui sopra.
Dite no? Provateci, allora: ma non “per caso”.
…. è difficile! Mi era saltato tutto . Auguri !
oggi festa internazionale della donna, festa alla quale non credo più di quel tanto necessario, che a lei serva per non sentirsi discriminata. Oggi auguro a tutte di fare uno sforzo per superare quel “foemina foeminae lupior” che tanto potrebbe essere loro utile, anche a me naturalmente; ma quanto