Eccomi
Quando si dice l’entusiasmo…
A caldo, mi sono fatto aprire questa pagina per…per…e per…; ma poi, riflettendoci a mente fredda, mi sono posto (no, quant’è brutto!) mi so’ fatto la domanda di fine anno: e mo’?
Tutto mi sembra che sia stato già detto, ridetto, inteso, frainteso…che ci scrivo su questo foglio? E, sopratutto, a chi scrivo?
Ma, almeno a chi mi ha fatto questo piacere – che ai miei occhi appare come una specie di mostro semovente nella stratosfera del computer e del www – devo fargli capire che non ha lavorato a vuoto. Forse, in seguito, leggendo quello che mi riuscirà di scrivere, lui penserà di aver fatto male: mah, staremo a vedere.
Per il momento, eccomi qui.
Sono Michele, navigo nel semianonimato ed ho un piede nella mediocrità, malgrado il mio brutto carattere – certificato e garantito da chi è sicuro di conoscermi bene – mi candidi a pieno titolo ad uscirne con lode e bacio accademico. Nonostante l’età avanzata, sì mi riferisco a quella che mi avanza dopo averne speso la maggior parte futilmente nelle cose più banali, convenzionali, scontate. Sapete com’è.
E mi è andata pure bene! Pensate se, cedendo alle pressioni dei soliti amici che mi volevano (si dice così?) mi fossi “buttato”…diciamo, in politica e avessi dovuto avere a che fare con…, con…e con…!
Beh, sono Michele e ho fatto tutto ciò che, nella benedetta normalità, si aspettano da te quelli che ti volevano, ti hanno voluto un campione della normalità, uno qualunque che nemmeno un “uomo qualunque” hai potuto essere perché sei stato occupato con i compiti a casa e le lezioni che a tutto spiano devi prenderti dappertutto in questo contesto di maestri, magari precari sulla carta, ma tutti ordinari e titolari di cattedra in pectore. E tu sei, invece, sei studente e peone a vita.
Dite che sembro un po’ amareggiato, anzi, incazzato? 1)No – 2) Forse – 3) Un po’ – 4) Sì. La prima risposta è quella che vale. E allora, meglio che ve lo dica subito: la risposta esatta e “anzi” e la n. 4.
Capisco: starete pensando: eccone un altro…. sai la scoperta!? Dalle nostre parti, zona di tagliatori di teste di chiunque osi alzarla di un millimetro, ti additano al pubblico ludibrio, dicono sprezzanti: “ma cusse ce vvole da la vite!?”, che più o meno, in italiano corrente vale: “ma questo illustre sconosciuto cosa mai ha la velleità di realizzare nella sua modesta e insignificante esistenza!?”.
E allora!? Allora niente. Lo spiegherò qui, alla prima occasione e al primo che capita, come una specie di “note a margine” di quello che sentiamo, vediamo e leggiamo ogni giorno. Ognuno capendo a suo modo naturalmente: è la piaga della Torre di Babele mai passata.
Nel frattempo, qualche volta, cercherò di sorridere; ma prima mi devo ricordare almeno come si fa.
Ciao. A presto.
P.s. Presto, farò in modo di poter raccogliere anche qualche vostro commento scritto. Al “mostro” e a Dio non spiacendo.
Buongiorno. Ma è lei il Prof. Michele Lamacchia che ha insegnato Diritto presso l’ITC “Domenico Romanazzi” di Bari? Se è così, allora ben ritrovato Professore sono lieto di leggera.
Sono stato un Suo alunno diplomato nel 1987. Massimo Partipilo
Si, carissimo Massimo che ti ricordi ancora di me dopo tanti anni. Come va? Un abbraccio. Fatti sentire. i miei blog sono arrivati ormai al n.740 se non ricordo male. Aspetto un tuo commento. Ciao. A leggerti presto. Ci tengo.
“ma questo illustre sconosciuto cosa mai ha la velleità di realizzare nella sua modesta e insignificante esistenza!?”
Caro Michele, eccomi qua, ne ho impiegato di tempo per trovarti, ma alla fine, come vedi, ci sono riuscito. Dunque dunque: tu parli di anonimato e io proprio da questa parolina voglio prendere spunto per fare una considerazione. Essere anonimi in un mondo di superesposti, di gente che pur di farsi riconoscere farebbe carte false, potrebbe rappresentare una sottile nascosta soddisfazione, una specie di rivincita morale nei confronti del mondo dell’apparire. Io ricordo che quando ho incominciato a scrivere, ahimè, molti e molti anni fa, la mia più grande soddisfazione era quella di nascondere ciò che la mia mente produceva. Non lo facevo per modestia, ma per una sorta di altera convinzione che nessuno fosse degno o in grado di capire ciò che io volevo esprimere. In un mondo in cui si sgomitava per farsi “vedere” mi sembrava la maniera giusta per contestare, molto prima del ’68, tutto e tutti. Oggi posso dire che chi dovesse, per avventura, tendere scientemente all’anonimato, senza cedimenti, senza nemmeno cadere nella tentazione di salutare con la manina davanti a una telecamera ammaliatrice, dovrebbe essere additato alla pubblica opinione come campione dell’anonimato militante. Ma anche così l’anonimo otterrebbe l’effetto contrario perché diventerebbe subito noto.
Nascondersi in una tranquilla quotidianità e privare la società del proprio apporto di idee potrebbe essere quanto di più intellettualmente stuzzicante si possa escogitare. E se, per avventura, dovesse accadere che ugualmente gli “altri” si accorgessero di te, proprio in questo modo potresti essere vittima della più beffarda delle sorti perdendo la tua caratteristica peculiare e finendo per diventare visibile e irrimediabilmente riconosciuto dalla gente; per tanta o poca che sia.
A questo punto, in una società nella quale, tanti illustri signor nessuno, una bella mattina si alzano, scrivono quattro cazzate quattro e, ritenendosi grandi narratori, poeti, saggisti, storici o chissà cos’altro, corrono a pubblicare le proprie bagattelle, meglio astrarsi, anonimarsi (sì, è un neologismo).
Il motto dell’anonimo doc potrebbe essere: “Peggio per loro”. E per loro si deve intendere tutti coloro che non potranno godere delle opere del nostro eroe. Tanto poi col tempo ci penserà la storia o il caso. Quante volte, infatti, ci capita di leggere cose firmate appunto così. Il più famoso, alla fine, diventa proprio lui, che viene citato e riconosciuto in tutte le lingue del mondo.
Nessuno di noi può dire di non essersi mai imbattuto in narrazioni, sentenze, musiche, massime, poesie, canzoni, etc. firmate appunto così: Anonimo.
Ho ricevuto il tuo libro di versi.
Riascolto alfine, o poeta,
il tuo tenero modo
e insieme profondo
che “ditta dentro”
e fuori va significando.
Felice Anno Nuovo
Antonio Capriotti
Caro Michele,
non finirai mai di stupirmi… ma forse non è proprio così! Sono contenta di aver letto i tuoi pensieri conditi da l solito sarcasmo che li contraddistingue… (sarà con due d?fa niente è Natale melius abundare…) Ti faccio tanti auguri, mi riservo di commentare più a lungo in un momento meno caldo…Amalia
Caro professore, ormai la mia vita è guidata solo da pensieri automatici che corrono veloci nella mente e sfuggono completamente alla coscienza, sempre preoccupato a compiacere amici e parenti, obbedire a capi, lavorare, ecc.. ed è così tanto tempo che non mi fermo a pensare che credo di non essere più in grado di farlo. Mi fa sempre piacere incontrarla, la saluto con l’augurio di un felice Natale e nella speranza di riuscire a vivere un po’ del mio tempo per me stesso. Che breve non è la vita, ma quella che viviamo.
Vito
Sono contenta che tu ti sia fatto conoscere per quello che sei veramente,non bleffare.
La tua vita dedicata ai tuoi libri,alle poesie,all’insegnamento,alla libera professione,alla magistratura (impegno pieno di responsabilità) non è andata sprecata e non hai mai
navigato nella mediocrità;il tuo tempo l’hai speso sempre molto bene.
Dici…brutto carattere ?…si,è vero.
Ero più che certa,che dovendo scegliere,tra le quattro domande,tu avresti scelto la quarta;
E fai bene,lo faremmo un po’ tutti
Vai avanti,caro amico,ed impara ancora a sorridere
Ho conosciuto Michele per puro caso e mi ritengo fortunata per aver incontrato una persona intelligente , ironica e determinata!!
Non sono d’accordo su cio’ che ha scritto ( che ha un pessimo carattere) perche’ e’ affabile generoso e cordiale….
Mi ha regalato un pezzo di vita brillante e affascinante con le sue storie ……
Grazie Michele
La tua amica e fan
Antonella da Napoli